Medicina ambientale clinica e stress ossidativo
(dr. A. M. Pasciutto)
C’è una stretta relazione tra i fattori ambientali e le patologie, in particolare quelle croniche. Negli ultimi 40 anni si è avuto un forte incremento dell’immissione in atmosfera e nell’ambiente di sostanze chimiche tossiche (insetticidi, pesticidi, inquinanti): gli specialisti di Medicina Ambientale Clinica, consapevoli dell’importanza del ruolo dei fattori ambientali sulla patogenesi, ne studiano le correlazioni e cercano di dimostrarle con idonei test di laboratorio.Mentre la patologie acute sono affrontate ormai con buon grado di successo dalla medicina, le croniche sono in costante aumento con grandi ricadute economiche sul mercato del farmaco. Tumori, sensibilità chimica multipla, patologie da “edificio malato”, allergie e fatica cronica sono esempi di malattie croniche multifattoriali legate a fattori ambientali. ASSIMAS (ASSociazione Italiana Medicina Ambiente e Salute) porta in Italia ciò che all’estero esiste da molto tempo (Figure 2-4): informazione, formazione ed azione volte a “tradurre” nella pratica medica quotidiana la grande mole di dati scientifici che dimostrano come molte patologie croniche siano riconducibili al carico ambientale (insetticidi, erbicidi, metalli pesanti, ftalati, elettrosmog, OGM, nanoparticelle, etc.). Tradurre nella pratica significa applicare: a differenza di altre attività umane, in medicina non sempre le nuove scoperte sono direttamente applicate alla pratica, nonostante l’evidenza.Quale medico decide ad esempio di ricercare nelle urine la presenza di metalli pesanti come arsenico e piombo in un caso di ipertensione? Eppure c’è evidenza nella letteratura scientifica di fenomeni ipertensivi causati proprio da intossicazioni di questi metalli.Diagnosi e terapia sono le due azioni essenziali della pratica medica: per perseguire terapie sempre più eziologiche e sempre meno sintomatologiche è indispensabile che la diagnosi sia estremamente dettagliata e non lasci perdere neanche il minimo indizio.Perchè dunque è nata ASSIMAS? Perchè “non si può più continuare a fare finta di niente!”(Figura 5). Si prenda ad esempio un paziente affetto da cefalea (che è un sintomo, non una diagnosi!): il medico deve sapere che il 10-12% delle cefalee sono ascrivibili ad un deficit di diammino-ossidasi (DAO), l’enzima che fisiologicamente metabolizza l’istamina. Si parla di “intolleranza all’istamina”.Poichè vale sempre la regola che si può vedere solo ciò che si conosce (Figura 6), sono indispensabili programmi di informazione e formazione che rendano i medici più consapevoli del ruolo dell’ambiente.L’ambiente gioca un ruolo importante anche sullo stress ossidativo, cioè nella partita che si gioca tra i radicali liberi dell’ossigeno (ROS) e le sostanze antiossidanti (Figure 7-34).
Senza le ingiurie provenienti dall’ambiente, l’organismo si sà “organizzare”: nonostante molta parte della sua fisiologia sia ancora oscura, un organismo in equilibrio è in grado di fronteggiare perfettamente l’ambiente ossidante in cui vive. Lo Stress Ossidativo compare nel momento in cui l’equilibrio si altera e la produzione di radicali supera la barriera antiossidante che fisiologicamente li fronteggia.
La principale fonte di ROS è rappresentata dai processi infiammatori (Figura 35): per sottolinearne l’importanza basti ricordare che in Germania sono sorte apposite cliniche specializzate. L’ischemia è ad esempio riconosciuta come patologia infiammatoria.
Processi d’invecchiamento, arteriosclerosi, neoplasie, disturbi del sistema immunitario, patologie geriatriche neurodegenerative, diabete mellito e sue complicazioni, patologie reumatiche, cataratta, depressione sono tutte patologie che ad una diagnosi eziologica attenta risultano legate a plurifattorialità e caratterizzate da fenomeni infiammatori.
L’ambiente con il suo carico di inquinanti è spesso causa iniziante di un processo infiammatorio che genera a sua volta stress ossidativo (Figure 36-37) ed un circolo vizioso che si autoalimenta. L’infiammazione è un importante meccanismo fisiologico di risposta volto a risolvere un insulto proveniente dall’esterno, ma se esso perdura, l’infiammazione si cronicizza.
Dimostrare l’esistenza di uno sbilancio ossidoriduttivo e di un’infiammazione (Figura 38) è dunque importante ma la sfida vera per il medico è quella di ricercare la causa che lo ha generato per debellarlo alla radice.
Uno stato di malattia può essere considerato il risultato di un rapporto tra i fattori di disturbo e la capacità di compensazione dell’organismo (Figure 39-40). Ciò che il medico deve fare è cercare ridurre il numeratore (fattore di disturbo) e di aumentare il denominatore (capacità di compensazione): per fare ciò è indispensabile andare a ricercare tutte quelle che possono essere le cause di disturbo.
Il medico di Medicina Ambientale è colui che ricerca la causa, che approfondisce la conoscenza di tutti quei fattori ambientali che possono essere causa delle malattie croniche; sa che le reazioni di ogni paziente alle sostanze “potenzialmente nocive” sono del tutto soggettive (suscettibilità, vulnerabilità), si avvale di moderne indagini di laboratorio per confermare (o escludere) le ipotesi diagnostiche, prescrive una terapia che sia il più possibile “eziologica”. Il medico di Medicina Ambientale cerca di eliminare o almeno ridurre l’esposizione ai fattori eziologici, elimina i “carichi” presenti nell’organismo, stimola i sistemi di difesa, di reazione e di detossificazione dell’organismo; realizza una vera prevenzione primaria in quanto fornisce ai cittadini (potenziali pazienti) tutte le informazioni necessarie per evitare e/o smaltire i “carichi” nocivi da cui ci si deve difendere per salvuagardare la salute (Figure 41-42).